30 settembre 2022
Ma se i videogiochi sono in grado di catapultare i bambini in realtà che permettono loro di costruire il proprio carattere, le competenze cognitive e sociali, perché leggiamo così tante storie spaventose sulla violenza, sulla dipendenza, sull’adescamento?
Oltre ai benefici dei giochi, è necessario guardare in faccia ai potenziali rischi con franchezza.
Senza un opportuno monitoraggio i bambini tendono a giocare troppo a lungo, diventare irritabili, non riescono a gestire il tempo e talvolta litigano con i compagni.
Se aggiungiamo l’inclusione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’ICD 11 del “Disturbo da gioco”, non sorprende che i videogiochi sono un tema caldo per i genitori.
Dal momento che i videogiochi sono un nuovo medium comunicativo, non abbiamo lo stesso livello di comprensione o di esperienza diretta (al contrario di altri mezzi di comunicazione). Passare al setaccio articoli contrastanti o i consigli degli esperti è un processo che rischia di lasciarci ancora più confusi.
Oltre a sviluppare la nostra conoscenza di cosa sono veramente i videogiochi, sforzarci di entrare nello specifico nelle potenziali criticità (violenza, dipendenza, sconosciuti online, gioco patologico) è essenziale se vogliamo offrire ai bambini una guida costante ed una supervisione consapevole.
Bisogna anche sfatare i miti legati a una rappresentazione parziale di questa realtà. Infatti le paure che vengono sollevate da questi articoli possono portarci ancora più lontano.
Se dobbiamo preoccuparci dei videogiochi, facciamolo nel modo giusto, avvicinandoci e partecipando a questo aspetto o della vita dei nostri figli.
Evitiamo che diventi un’area della vita dei bambini nella quale non siamo coinvolti. Utilizziamo gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione per settare limiti e comprendere meglio i rischi.
Guardiamo direttamente i nostri figli giocare e parliamo con loro di videogiochi; giochiamo con loro; meglio ancora, proviamo a scaricare un gioco e provarci per conto nostro.
Trattiamo i videogiochi come un’altra area dell’infanzia. Ci sono molti pericoli in attività positive per la crescita di un bambino, come nuotare, andare in bicicletta, andare al parco giochi.
Ciò che serve veramente è che i genitori possano stare vicini ai propri figli durante questo viaggio. Sia che esso serva come un passatempo piacevole, un modo per estendere la rete di amici, per appagare un bisogno di connessione, o anche per gestire un momento di stress o di ansia.
Con queste premesse, potrebbe essere facile dire: “beh, ma allora eliminiamoli del tutto!”
Penso che questo sia un fraintendimento di ciò che i videogiochi sono, e del posto che occupano nella vita dei bambini di oggi.
I videogiochi non sono un problema molto diverso da altri, come imparare a gestire le relazioni, la cooperazione, le faccende scolastiche. Eliminare le potenziali fonti di problemi porta solo a compromettere, in futuro, l’abilità di gestire in modo autonomo e consapevole le difficoltà.
Ritornando alla necessità di passare dall’educazione digitale ad un’esperienza più diretta dei genitori, non è facile un coinvolgimento in primo piano.
Richiede tempo, impegno e fatica. Ma questo lavoro di genitorialità farà la differenza nel futuro. E come genitori ed educatori, possiamo tollerare la fatica e lo stress, quando abbiamo in mente un obiettivo a lungo termine.
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