14 gen 2018
Il nostro compagno o la nostra compagna russa? Questa “rumorosa” e fastidiosa manifestazione potrebbe nascondere alcuni disturbi respiratori dannosi per lo stesso russatore. 1 russatore su 4 infatti soffre di apnee notturne che aumentano il rischio di ipertensione, infarto, ictus e incidenti: oltre 17.000 incidenti stradali l’anno sono causati proprio da chi soffre di questo disturbo.
Parliamo di apnee ostruttive nel sonno con il Dott. Alessandro Bianchi, Specialista in Otorinolaringoiatria.
L’interruzione transitoria del flusso respiratorio durante il sonno è causata da una chiusura temporanea delle vie aeree superiori: nasofaringe, orofaringe, ipofaringe e laringe. Circa 11 milioni di italiani risultano affetti da roncopatia e, nella maggior parte dei casi, non sanno di esserlo.
Dobbiamo quindi distinguere il semplice russatore dal soggetto con disturbi respiratori e, per approfondire l’inquadramento diagnostico si devono effettuare esami specifici, primo tra tutti la polisonnografia. Con questo esame il sonno del paziente viene monitorato per rilevare eventuale presenza, numero e durata di eventuali apnee. Se questo esame risulterà positivo, si potranno fare ulteriori approfondimenti, come l’esame endoscopico delle vie respiratorie per rilevare la sede dell’ostruzione.
I pazienti con disturbi del sonno caratterizzati dalla presenza di apnee ostruttive (OSA) presentano spesso sintomi neurologici. Questi possono essere il primo campanello d’allarme che porta poi alla diagnosi: la frammentazione del sonno e la ridotta percentuale di sonno profondo possono causare cefalea, sonnolenza diurna, performance cognitive ridotte e depressione.
La presenza di mal di testa al risveglio è rilevabile nel 74% dei pazienti con OSA, ma spesso i pazienti che si rivolgono al medico per una cefalea non riferiscono spontaneamente eventuali disturbi del sonno.
Nella sindrome delle apnee notturne si verificano, durante il sonno, episodi ripetuti di ostruzione parziale o completa delle prime vie aeree: l’apnea, che riduce l’ossigeno nel cervello, stimola la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress che provoca nel russatore fino a 400 microrisvegli per notte.
Sonnolenza diurna
La sonnolenza diurna è presente in quasi tutti i pazienti con OSA ed è causata dalla cattiva qualità del sonno, dalla sua frammentazione, dovuta ai frequenti episodi di risveglio, di cui il paziente non può essere consapevole. La sonnolenza può essere di intensità variabile e viene generalmente valutata con questionari specifici, che indagano la comparsa di addormentamento durante l’esecuzione di diverse attività quotidiane come leggere o guardare la televisione, o addirittura durante l’esecuzione di attività più dinamiche come mangiare o guidare.
Performance cognitive ridotte
I pazienti affetti da OSA riferiscono un ridotto grado di vigilanza, affaticabilità, difficoltà alla concentrazione e labilità dell’attenzione. Spesso si associa anche un deficit cognitivo direttamente proporzionale alla gravità della malattia. I disturbi cognitivi più comuni sono in relazione alle performance motorie.
Depressione
Va infine sottolineato che la labilità attentiva, il deficit cognitivo maggiormente frequente nei pazienti con apnee notturne, rende spesso la vita lavorativa di questi pazienti difficoltosa, fino a creare disagi non solo sociali, ma anche più propriamente psicologici.
La depressione è il disturbo dell’umore più spesso associato all’OSA. Non è stato ancora chiarito se la depressione sia una conseguenza della malattia oppure se compaia in conseguenza dei sintomi dell’OSA. Tuttavia, in un paziente che soffre di depressione, stanchezza cronica e disturbi del sonno, bisogna escludere per prima cosa che la sindrome delle apnee notturne non sia alla base di questa patologia.
Trattamento
Per il trattamento della roncopatia cronica, diagnosticata dopo un accurato e preciso iter diagnostico che inizia con una visita specialistica in otorinolaringoiatria, è necessaria quasi sempre una terapia dietetica volta a ottenere una riduzione di peso, in quanto molti dei pazienti affetti da questa patologia presentano eccesso ponderale.
In casi selezionati si rivela molto utile l’applicazione durante la notte di dispositivi orali che servono a evitare l’arretramento della mandibola che spesso si verifica durante il sonno.
Il presidio più importante è però rappresentato dalla terapia ventilatoria notturna (CPAP), che consiste nell’applicazione di una mascherina collegata a una macchina in grado di applicare una leggera pressione positiva all’area inspirata.
La terapia chirurgica è certamente un cardine della terapia per la roncopatia cronica. Chiaramente a tale terapia si approda dopo un accurato e preciso iter diagnostico del quale i capisaldi sono la Polisonnografia, che ci fornisce la gravità della roncopatia, e la Sleep Endoscopy, che ci indica con precisione le strutture anatomiche coinvolte. In base alla gravità del quadro clinico e alle risultanze dell’endoscopia del sonno la terapia chirurgica può richiedere interventi più o meno importanti, su una o più strutture anatomiche coinvolte.
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