25 nov 2017
La paura di viaggiare è un disturbo molto più diffuso di quanto possiamo pensare. Il 2% delle persone vive l’arrivo delle vacanze con un senso di angoscia e non di relax, e spesso rinuncia a partire proprio per il timore di mettersi in viaggio. Questo disturbo è talvolta associato all’agorafobia, che non identifica più soltanto un’ansia degli spazi aperti, ma molteplici situazioni nelle quali si ha la sensazione di restare intrappolati.
Ne parliamo con la Dott.ssa Carla Tassone – Psicologa e Psicoterapeuta di Welcomed.
In molti soggetti l’insorgere di disturbi d’ansia o attacchi di panico si verifica in situazioni nelle quali si avverte la sensazione di restare intrappolati, come negli spostamenti in auto, in treno, o in aereo, dove a questo timore si aggiunge il terrore del vuoto, lo staccarsi dal suolo e perdere dei punti di riferimento.
Secondo le Stime dell’American Psychiatric Association 1 persona su 10 rinuncia alle vacanze per l’ansia associata alla partenza. La vacanza, la partenza, hanno un forte impatto sociale perché implicano un confronto con una realtà diversa da quella vissuta quotidianamente, nella quale vengono a mancare riferimenti e certezze.
L’idea di affrontare questo cambiamento genera una specie di “paura della paura”, chiamata ansia anticipatoria, che porta il soggetto a evitare un insieme eterogeneo di situazioni.
Alcuni soggetti non smettono di pensare alla possibilità che possa accadere qualcosa di grave, altri, una volta arrivati a destinazione, dovranno ricostruire un ambiente quanto più possibile simile al proprio. Queste situazioni si ripercuotono inevitabilmente anche sulla vita familiare o di coppia.
A soffrire di questo disturbo sono maggiormente le donne rispetto agli uomini e la comparsa di questi sintomi avviene attorno ai 25 anni di età. Il primo attacco spesso sembra manifestarsi a ciel sereno, ma un attento esame psicologico può evidenziare come già prima di quell’attacco ci fossero sintomi ansiosi o di malessere legati a situazioni similari a quella scatenante l’attacco stesso. La paura che l’attacco si ripeta può far scattare un processo di evitamento che porta il soggetto a limitare molte attività, anche di tipo sociale.
I dati neuroscientifici evidenziano come in soggetti con attacchi di panico si registrino alterazioni specifiche del sistema nervoso, ad esempio del locus ceruleus: da quest’ultimo partono proiezioni nervose dirette al cervelletto, associabili all’insorgenza del tipico tremore da panico.
Questi timori, come gli attacchi di panico, sono condizioni reversibili che possono essere affrontate e risolte consultando un esperto che aiuti a cogliere l’emotività legata al malessere e insegni a sfruttare strumenti cognitivi per organizzare una risposta e superare il problema.
La persona che rinuncia a partire dovrebbe quindi interrogarsi sulla vera preoccupazione che rappresentano le vacanze: alcune sedute di psicoterapia possono essere d’aiuto per poter affrontare in maniera consapevole i propri timori, senza assecondare la natura irrazionale di un sintomo come la fobia di salire in treno o di affrontare un viaggio in aereo.
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