Durante il lockdown, cos’è cambiato nella vita e nel lavoro dei nostri specialisti?

30 giu 2020

Come hanno vissuto l’emergenza sanitaria e il passaggio al lavoro online gli specialisti di Welcomed? Cosa ne pensano e come si trovano? Quali insegnamenti ne possiamo trarre per il futuro?

Logopedia online Bazzarin Tiezzi

Lo abbiamo chiesto a due logopedisti dell’equipe di Welcomed, Selene Bazzarin e Simone Tiezzi. Grazie all’utilizzo delle terapie a distanza e al lavoro dei nostri medici, psicologi e riabilitatori abbiamo garantito la continuità delle cure per la maggior parte dei nostri pazienti.

La pandemia di Covid-19 e il conseguente lockdown hanno innescato una serie di cambiamenti senza precedenti. La quotidianità di tutti noi è radicalmente cambiata, e anche le attività di Welcomed, dalle visite mediche alle terapie, hanno dovuto adattarsi rapidamente alla nuova situazione.

La quarantena e il distanziamento sociale ci hanno imposto di sfruttare la tecnologia per molte delle nostre attività quotidiane e tanti degli specialisti di Welcomed hanno iniziato a usare mezzi quali Google Meet, Skype, Zoom e Whatsapp per rimanere in contatto con i loro pazienti.

Com’è andata quindi? Abbiamo chiesto a due logopedisti dell’equipe di Welcomed, Selene Bazzarin e Simone Tiezzi, com’è cambiato il loro lavoro in questi mesi e cosa ne pensano delle attività da remoto. Ecco cosa ci hanno risposto.

Com’è cambiato il tuo lavoro a causa del Covid-19?

Selene: Il Covid-19 mi ha catapultata nel mondo della tele-riabilitazione. E sono cambiati molti degli aspetti del mio lavoro che amo di più: ha necessariamente eliminato tutta la parte relazionale, privandomi del contatto diretto con i miei bimbi, oltre ad avermi portata a rinunciare alla parte più creativa e manuale della mia professione, sostituendo i pennarelli, le forbici e la colla con il mouse e i tasti del pc. Mi ha però anche messa nelle condizioni di trovare un’alternativa efficace ai materiali utilizzati nella terapia classica, stimolando la mia creatività e portandomi a saper creare materiali alternativi, giochi e attività molto appetibili (oltre che efficaci) con il supporto del computer.

Simone: Non è cambiato solo il mio lavoro negli ultimi tre mesi. Ci sono state cose positive e negative in ogni ambito: lavorativamente è stata un’occasione per pensare a nuovi modi di stimolare il paziente, a ingegnarsi nonostante le limitazioni della distanza. L’altro lato della medaglia è stato che alcuni miei bambini in trattamento si sono “persi”, probabilmente nello sconquasso che il Covid ha generato nelle routine e negli equilibri di ogni famiglia. Spero di rivederli presto, comunque.

Hai un aneddoto divertente che ti è successo durante questi mesi da raccontarci?

Selene: Durante una seduta online un bimbo si è distratto guardando se stesso nella videocamera: era così affascinato dalla sua immagine che ha iniziato a fare le smorfie e le linguacce come se fosse uno specchio, senza rendersi conto però che io lo stessi guardando. Quando gliel’ho fatto notare è arrossito e si è rintanato ridendo tra le braccia del genitore.

Simone: Più che aneddoto, ricordo con un sorriso i miei tentativi di far “scomparire” lo stendino con i panni dalla visuale delle webcam. A volte un’impresa degna di un mago degli effetti speciali.

Qual è la soddisfazione più grande che hai avuto durante i tuoi colloqui online con i tuoi bambini?

Selene: La soddisfazione più grande che ho avuto durante gli incontri virtuali con i miei bimbi è stata la fiducia e l’intraprendenza che hanno dimostrato: non si sono scoraggiati di fronte a un approccio così diverso, si sono sempre lasciati guidare nonostante le difficoltà pragmatiche e tecniche e si sono voluti tutti prendere un momento per esprimere quanto gli piacessero i giochi e le attività creati appositamente per loro.

Simone: Vedere che, nonostante la routine persa e la situazione difficile, i bambini avevano svolto con impegno le attività da me commissionate: anche la loro soddisfazione nel presentarmi i compiti svolti era doppia rispetto al solito!

Quando ritornerai in ambulatorio cosa ti mancherà del lavoro da remoto?

Selene: Del lavoro da remoto mi mancherà sicuramente la parte più pratica: l’assenza degli spostamenti, del traffico, delle difficoltà logistiche e di tutto quello stress che porta un abbassamento della qualità della vita. Mi mancherà anche la possibilità di dedicare più tempo alle sedute rispetto a tutte le attività accessorie legate all’ambulatorio.

Simone: Lavorare da remoto è molto più rilassante sia per il terapista che per il bambino. Entrambi si trovano nelle proprie case, in un ambiente familiare e amico.

Il lavoro online può essere di supporto anche in situazioni normali, cioè senza la pandemia?

Selene: Penso che la tele-riabilitazione possa essere uno strumento di riserva molto utile, in grado di affiancare la terapia classica, soprattutto in tutti quei casi in cui gli spostamenti fisici risultano particolarmente difficoltosi o superflui.

Simone: Sicuramente sì, in particolare per le situazioni di monitoraggio o nei casi in cui la famiglia del paziente sia impossibilitata a raggiungere lo studio, per distanza, situazioni lavorative complicate, o altro.

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