C’è anche il papà – l’attesa di un figlio e la sua crescita

3 lug 2017

Dimenticate le figure impettite e seriose delle fotografie in bianco e nero che alla sera se ne stavano in poltrona a leggere il giornale. I papà di oggi giocano, corrono dietro ai figli, costruiscono modellini, si rotolano sul tappeto. Non hanno paura neppure di cimentarsi con bambole e vestitini, per far felici le loro principesse. In occasione della loro festa, che si celebra il 19 marzo, diverse ricerche sottolineano l’evoluzione dei padri moderni, più giocherelloni di una volta e più presenti nella vita dei loro cuccioli.

L’attesa di un figlio per un uomo è, fin dall’annuncio del concepimento, un periodo critico, di elaborazione e di trasformazione. Un tempo dedicato fare i conti con le proprie aspettative, incertezze e dubbi. Per la donna, la gravidanza è un tempo di attesa e di preparazione, nel quale il sentimento materno si evolve spontaneamente perché favorito dal legame biologico che esiste tra madre e figlio.
Per un padre questo momento è mediato da aspetti razionali e ha bisogno di tempi più lunghi. Il rapporto padre-figlio si costituisce nell’arco degli anni ed è favorito proprio dalla vicinanza con il figlio.

Insieme a grandi desideri di gioia e di felicità, il padre sente contemporaneamente emozioni contrastanti, che hanno a che fare con l’invidia, l’inutilità, l’emarginazione. Non bisogna spaventarsi, sono sentimenti normali che passano appena l’uomo si sentirà più dentro al suo ruolo paterno.
È bene quindi coinvolgere il futuro papà nella preparazione del “nido” ovvero della cameretta che accoglierà il nuovo arrivato. Essa deve rispecchiare i gusti estetici di entrambi i genitori. La mamma permetta al papà di appendere al muro il suo primo trofeo sportivo e il papà sia tollerante verso gli innumerevoli fiocchettini cuciti dovunque.

Dietro la figura del papà c’è un mondo nuovo. Sconosciuto e complesso, interamente da conoscere.

Il piccolo si rispecchia nella mamma la quale gli fa letteralmente da specchio, ad esempio se il piccino piange, la mamma con espressione rattristata gli parla dolcemente calmandolo. Per il piccolo la mamma è il mondo. Gradualmente e in modo naturale, questo mondo limitato alla madre si aprirà a quello più vasto della realtà e sarà proprio il papà ad accompagnare il figlio in questa scoperta.

È ormai risaputo quanto sia determinante il padre, nella relazione madre-figlio, come elemento che favorisce l’evolversi di questa relazione, facilitando l’autonomia e la crescita del bambino. L’abbraccio materno è una dimensione necessaria e fondamentale, unica e non riproducibile. La mamma userà molto il proprio corpo per comunicare con il bambino. Il padre più della madre, invece, tenderà a parlare attraverso le cose: in modo del tutto naturale proporrà al piccolo di esplorare oggetti da guardare e manipolare.
Il padre ha un ruolo forte proprio nell’incoraggiare il proprio figlio ad affacciarsi verso nuove esperienze. Il papà è felice quando può esprimere questo ruolo, sente d’avere molte cose da mostrare e da insegnare. Magari comincerà con il proporre al figlio quelle cose che a lui stesso piacevano da piccolo. Ad esempio lo porterà a vedere le barche o gli aerei come può aver fatto suo padre o magari in qualche luogo a lui caro nell’infanzia.

Il bambino gioisce dell’essere portato a passeggio: quando è molto piccolo sta bene nella carrozzina, ma poi nel passeggino per o nel marsupio per iniziare a vedere il mondo in una posizione verticale, come “i grandi”.

L’influenza dell’uso del marsupio sulla madre ha effetti positivi, immediati e duraturi. Tenere il proprio figlio a stretto contatto per alcune ore al giorno favorisce il desiderio di prendersi cura del bambino e aumenta la sicurezza e la fiducia nella propria capacità di riuscire a capire e soddisfare i bisogni del piccolo.
Il marsupio che prima era usato in prevalenza dalla madre, ora è scelto spesso anche dai padri per portare a passeggio il bambino. La naturalezza dell’esperienza ha sul padre effetti positivi analoghi a quelli che si riscontrano per la madre, poiché si tratta di un evento unico e speciale di intimità con il figlio, che suscita emozioni paragonabili a quelli che la donna vive in gravidanza. Il contatto precoce e prolungato con il figlio è un’occasione importante per conoscerlo e iniziare un percorso di scambio reciproco che favorirà un precoce riconoscimento del papà come figura significativa e quindi la creazione del legame di attaccamento padre-figlio. A conferma dello straordinario coinvolgimento che questa esperienza porta con sé, si è giunti a ritenere addirittura che il marsupio andrebbe consigliato a tutti quei padri che non hanno potuto assistere al parto della compagna.

Più il tempo passa, più il bambino cresce e i due ruoli genitoriali tenderanno a connotarsi in modo preciso. Dopo il primo anno il padre è sempre più chiamato in campo come figura di riferimento e il bambino chiederà al papà più che alla mamma di giocare, di raccontargli una storia, di spiegargli cos’è una certa cosa che non sa. È il momento in cui un padre può dimostrare di essere vissuto dai propri figli come presente o assente, affidabile, interessato o svogliato. Quando il papà torna la sera il bambino è affascinato e incuriosito da ciò che egli fa al di fuori del mondo domestico. Infine, per quanto ormai i ruoli maschili e femminili si siano quasi completamente sovrapposti, il bimbo percepisce che esistono “cose che fanno  i maschi”, “cose che fanno le femmine”, cose che fa il papà e cose che fa la mamma. Il bambino scopre e orienta la sua sessualità utilizzando come modello i comportamenti dei genitori.

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